venerdì 30 dicembre 2011

UN 2012 PIENO DI DUBI

Archiviato il 2011, professionalmente parlando, si guarda al futuro con preoccupazione.
Tutto sommato l'anno concluso ha ottenuto dei risultati accettabili, sebbene inferiori a quelli degli esercizi precedenti; questa che potrebbe essere una notizia "positiva" va analizzata oculatamente, infatti il primo trimeste è risultato in linea con gli anni precedenti, dopo si è passati ad un indebolimento costante e preoccupante. Speriamo che l'andamento della seconda parte dell'anno non preluda una tendenza.

L'analisi mirata lascia prevedere un mercato in rabbasso, per numerosi motivi, che in concorso tra loro fanno diminuire il lavoro rispetto a quest'anno.
Molto dipende anche dal clima che si verrà a creare nelle azioni di Governo, auguriamoci che farà partire l'economia e alleggerire il carico fiscale. Se la senzazione di ripresa si rafforzerà, le performance dell'infortunistica e non solo saranno migliori.

I fattori che determina la crisi, sono diversi a cominciare dal caro carburante che spinge le persona all'utilizzo dei mezzi pubblici (se vogliamo questo è un bene), al caro polizze che ha determinato un fenomeno nel fenomeno, ovvero non è raro sentire di risarcimenti in proprio al solo scopo di non far lieviatare il costo del premio; si perchè causare un danno significa avere una disdetta, avere delle difficoltà nel riassicurare, ma soprattutto trovarsi un costo della polizza addirittura raddoppiato. Da non trascurare la speculazione fatta ai limiti del legale dai venditori di polizze (c.d. agenti assicurativi) che espongono degli slogan contro i patrocinatori, oltre a perpetrare dei veri e propri ricatti, infatti non è raro sentire che dei danneggiati hanno dovuto, sotto la pressione della minaccia di disdetta, rinunciare al patrocinatore.
Esiste altresì la concorrenza sleale, faccendieri, o altre figure, che talvolta si celano anche dietro ad organizzazione di tipo franchising; questi non hanno spese e soprattutto non pagano tasse.

Bisogna che si consolidi la cultura del rispetto lavorativo in genere e professionale in particolare, in effetti se  la categoria non fosse cosi penalizzata, il mercato sarebbe più contento per i risultati e l'economia ne trarrebbe benefici; si sarebbe anche il caso che tra assicurazioni e patrocinatori si aprisse un dialogo diverso da quello creatosi oggi. Gli assicuratori considerano i patrocinatori dei "parassiti"; bisogna quindi smetterla di pensare che il patrocinatore usi il sinistro come un bancomat dal quale prelevare risorse. Questa ultima condizione si può sconfiggere solo elevando la cultura e la professionalità dei singoli patrocinatori, che devono emarginare, escludere e denunciare quei faccendieri di cui al punto precedente, allo scopo di moralizzare la categoria e costruire un avvenire migliore.

L'associazione ASSOPEC, oggi ancora poco rappresentativa, ha aperto dei canali al fine di avere dei contatti diretti con degli interlocurtori rappresentativi di categoria, come l'ANIA, l'ISVAP, oltre che con il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell'Industria ed altri Ministeri come quello dei Trasporti dell'Istruzione etc.; nel primo trimeste dell'anno trascorso una rappresentanza dell'associazione è stata ricevuta dalla Camera.
Siamo solo all'inizio, infatti sorge l'esigenza di aprire un tavolo di trattative, magari per creare un protocollo d'intesa allo scopo di programmare il futuro della categoria.
Rapporti si sono avuti, ed è il caso di consolidarli magari con una sorta di federazione, con associazione molto più rappresentative del calibro di ANEIS.

Per concludere, bisogna individuare le priorità, che si possono individuare nella soddisfazione del cliente e nel confronto, qualunche esso sia, con le istituzioni, al fine di avere degli interlocutori con i quali affrontare e rsiolvere i problemi, nella convinzione di star facendo qualcosa per potersi avvicinare alla soluzione

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